Guai in vista per Zelensky
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sta affrontando diversi problemi all’estero: il più cruciale è il fatto che il suo paese sta ricevendo molta meno considerazione da parte dei media, causa l’attenzione internazionale che si è spostata dalla sua guerra a un’altra, quella del conflitto israelo-palestinese.
Altro problema cruciale è interno ai suoi più grandi alleati, gli Stati Uniti, dove la Camera dei Rappresentanti USA pone resistenze nel fornire altri aiuti all’Ucraina, siano essi militari che economici. Difatti, il piano del presidente Joe Biden di assemblare gli aiuti all’Ucraina a quelli da fornire ad Israele, e si parla di un totale di cento miliardi di dollari, non è scontato e il Congresso USA pone dubbi e paletti.
Ma il fatto è che Zelensky sta affrontando un mare di problemi anche interni al suo entourage, non solo all’estero, da parte della sua cerchia ristretta, dai cittadini ucraini e persino dal campo di battaglia. Non sono molti, per ora, ma qualche membro della cerchia ristretta di Zelensky si sta esprimendo pubblicamente con aspre critiche contro il presidente. C’è chi rilascia interviste all’estero, come per la rivista Time che riferisce di “battute d’arresto sul campo di battaglia, causa una disastrosa controffensiva che non ha mai funzionato”. E c’è chi ritiene ormai che la convinzione di Zelensky nella vittoria finale dell’Ucraina sulla Russia “rasenta un modo alienato di pensare“.
La posizione intransigente di Zelensky, a detta di alcuni suoi collaboratori, ha danneggiato la capacità dell’amministrazione di essere flessibile e di adattare la propria strategia alla realtà mutevole. Per Zelensky, negoziare un accordo diplomatico con la Russia rimane ancora oggi un “tabù”, soprattutto per ordine perentorio di un altro alienato: cioè il presidente Joe Biden.
Zelensky appare certo e sicuro nella vittoria, anche senza l’aiuto dell’occidente, infatti, ha aumentato la produzione di droni e missili, come se l’Ucraina potesse resistere alla Russia da sola senza gli Stati Uniti e i suoi partner. Zelensky insiste nell’affermare che le forze armate ucraine si spostano da 500 metri a un chilometro in avanti ogni giorno, sottraendo terreno ai russi, eppure la realtà del campo di battaglia dice tutt’altro, sono molti i soldati che si arrendono ai russi senza nemmeno combattere.
Zelensky è forte anche nella convinzione di entrare a far parte della NATO e dell’Europa, si definisce un presidente democratico, anche se i suoi più stretti collaboratori pare affermino l’esatto contrario, dichiarando che in realtà “Zelensky governa come un unico autocrate decisionale che prende decisioni da solo”.
Jurij Vitalijovyč Lucenko, ex procuratore generale dell’Ucraina fino al 2019, afferma che “la libertà di parola e la libertà di stampa sono molto limitate; la censura si applica non solo alle questioni di difesa e sicurezza, ma anche ai dibattiti politici censurando molte voci contrarie al suo operato, anche attraverso l’oscuramente televisivo“.
Zelensky potrebbe anche dover affrontare per la prima volta l’indebolimento del sostegno popolare. Un recente sondaggio condotto dall’International Republican Institute’ ha rilevato che il 42% degli ucraini approva l’operato di Zelensky, perdendo il 16% rispetto al dato di aprile.
Secondo quanto trapelato, Zelensky è in conflitto con i suoi generali, incluso il suo generale di punta, Valerii Zaluzhny, sulle richieste di difendere Bakhmut e Avdiivka a tutti i costi. La leadership militare vede la difesa di queste città come un errore strategico che divorerà soldati, artiglieria ed equipaggiamento. Pare che alcuni comandanti di prima linea abbiano iniziato a rifiutare gli ordini di avanzare, anche quando provenivano direttamente dall’ufficio del presidente. Un alto ufficiale militare ha difeso i comandanti in prima linea, dicendo che non hanno scelta poiché gli “ordini dall’alto” sono, a volte, scollegati dalla realtà del campo di battaglia. A ottobre, Zelensky ha chiesto la cattura della città di Horlivka. I comandanti sul campo chiesero: “Con cosa?” Hanno obiettato, visto che “non abbiamo né gli uomini né le armi“.
La guerra non sta andando bene per Zelensky, che però non vuole sentirselo dire e chi gli sottopone il problema viene escluso dal cerchio magico che ruota attorno al presidente “democratico”. Non solo la controffensiva ucraina è fallita, ma ora il rischio più grande è che l’Ucraina potrebbe trovarsi di fronte a una controffensiva russa, proprio oggi che l’interesse mediatico è rivolto verso il Medio Oriente con un coinvolgimento maggiore. La strategia russa di combattere dalla difensiva e divorare truppe ed equipaggiamenti ha lasciato le forze armate ucraine impoverite e vulnerabili a una controffensiva russa.
La Russia sta ora gradualmente guadagnando terreno su molti fronti; nessuno più importante della città di Avdiivka, una città massicciamente fortificata appena a nord della città di Donetsk che l’Ucraina difende dal 2014. Ora è confermato, anche con un riluttante riconoscimento da parte dell’Ucraina, che la Russia ha solidamente catturato un pezzo di terra elevato chiamato Slag Heap, una posizione strategicamente importante che garantisce all’artiglieria russa il controllo della città e della principale via di rifornimento dell’Ucraina.
Come a Bakhmut in precedenza, l’Ucraina sta ora subendo perdite sbalorditive ad Avdiivka. Contro il parere dei suoi generali, Zelensky sta facendo di tutto per difenderla, anche ridistribuendo le truppe dal fronte meridionale ad Avdiivka, indebolendo la controffensiva ucraina altrove. Questo impegno ha portato alcuni analisti a concludere che Avdiivka potrebbe essere la battaglia cruciale e decisiva della guerra. Se la Russia riuscisse a conquistarla potrebbe essere l’inizio della fine del conflitto. La cattura di Avdiivka potrebbe causare il collasso di una linea difensiva ucraina e l’intero fronte del Donbass potrebbe ‘frantumarsi’ consentendo alle forze russe di avanzare ulteriormente a Donetsk e consolidare i confini del territorio annesso.
La guerra ha certamente causato molte perdite, sia fra gli ucraini che fra i russi, ma quest’ultimi sono di molto inferiori, senza contare che le truppe di Putin sono cospicue, mentre i soldati ucraini iniziano a scarseggiare. Gli Stati Uniti e l’Occidente avranno anche fornito un buon numero di armi, ma non ci sono gli uomini per usarle. Alla perdita di vite umane è corrisposta la perdita di attrezzature. L’Ucraina ha perso molti mezzi corazzati e aerei, si parla di un quinto delle forniture ricevute.
Zelensky sta affrontando tutto questo da ogni dove, in quello che potrebbe essere il momento più decisivo della guerra mentre il mondo distoglie lo sguardo dall’Ucraina verso un interesse ancora maggiore, seppur lontano dall’Europa; quella stessa Europa fin poco fa preoccupata per un conflitto ai propri confini, che però oggi sposta il suo sguardo altrove, dove non si è confinanti, ma di certo più interessati.
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