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Lo “stress” della pace

Lo “stress” della pace

Normalmente c’è molto stress in tempo di guerra, e anche panico quando le cose vanno nella direzione sbagliata. Tuttavia, di recente, ciò a cui abbiamo assistito è una situazione molto paradossale nel contesto della guerra più pericolosa in corso, ovvero la guerra in Ucraina. Sorprendentemente, più le prospettive di pace si avvicinano, più alcune delle persone coinvolte nella guerra sembrano essere in preda al panico.

L’Ucraina ha affrontato di recente tempi molto difficili in tempo di guerra, poiché ci sono state diverse gravi battute d’arresto, tra cui la perdita di un gran numero di preziosi soldati e la perdita di territorio. Pertanto, le crescenti prospettive di pace devono portare finalmente un po’ di sollievo, anche se la pace potrebbe non arrivare a condizioni incoraggianti. In effetti, per quanto riguarda la gente comune dell’Ucraina, potrebbe effettivamente provare un senso di sollievo almeno contenuto per le crescenti possibilità che la guerra finisca presto. Tuttavia, anche un senso di sollievo limitato non è visibile nel contesto del presidente Zelensky. Sembra essere più in preda al panico in tempi di avvicinamento della pace che in qualsiasi altro periodo recente, quando l’Ucraina stava vivendo grandi rovesci militari.

Tuttavia, nel suo caso c’è almeno qualche motivo di panico, poiché la pace aprirebbe la strada alla fine della legge marziale, alle elezioni e al ritorno della politica democratica, e coloro che si oppongono a lui, così come la gente comune, probabilmente solleveranno alcune questioni difficili. Ciò che appare più difficile da capire sono i crescenti segnali di un forte panico da parte di diversi leader europei riguardo alle crescenti prospettive di una pace rapida.

Dopo tutto, una guerra che ha provocato la morte, il ferimento grave o l’invalidità di quasi un milione di persone, e che ha mostrato la tendenza ad andare avanti all’infinito, ora ha le prospettive piuttosto brusche di finire presto. Non è questo un motivo di grande sollievo e felicità? Ma il sollievo e la felicità sono esattamente ciò che sembra mancare nel contesto della risposta di molti dei principali leader europei. Perché?

In effetti, le ragioni per provare non solo un po’ di sollievo, ma in realtà un sollievo molto grande sono molto forti. Più di ogni altra guerra in corso, è la guerra in Ucraina che ha creato la possibilità di intensificarsi o allargarsi in un conflitto diretto tra le due maggiori potenze e quindi in una guerra nucleare, qualcosa che sarebbe disastroso per il mondo intero, ma in particolare per alcuni dei principali paesi europei.

Potenti interessi possono cercare di sabotare le prospettive di pace

Sicuramente la gente dovrebbe provare un grande sollievo per il fatto che questa orribile di tutte le minacce e i pericoli, nella misura in cui potrebbe degenerare dalla guerra in Ucraina, probabilmente finirà presto. Però, anche l’esistenza di un motivo così solido e grande per provare sollievo e felicità non ha portato molto sorriso sul volto di molti leader europei.

In realtà, essendo questa minaccia molto seria, i leader europei avrebbero dovuto fare gli straordinari per porre fine a tutto questo il prima possibile, ponendo fine alla guerra in Ucraina, per la quale c’erano opportunità anche prima. Non riuscirono a farlo, accettando invece un ruolo di prolungamento della guerra. Ora che, per una fortunata svolta degli eventi, le prospettive di pace sono aumentate improvvisamente, almeno ora tardivamente, dovrebbero cercare di dare una mano al processo di pace. Invece c’è lo strano spettacolo del panico mentre la pace si avvicina. Alcuni leader di spicco hanno parlato anche in questa fase dell’invio dei loro soldati in Ucraina. Questa strana risposta di alcuni leader è in realtà un riflesso del fatto che per tutto il tempo avevano assunto una posizione aggressiva e non razionale su questa guerra che non era nel migliore interesse dell’Europa e che non era nemmeno nel migliore interesse della pace mondiale.

Anche se la squadra di Biden per ragioni proprie è stata eccessivamente aggressiva, l’Europa avrebbe dovuto avere il buon senso di cercare di ridurre questa aggressività invece di alimentarla ulteriormente. Il ruolo corretto per l’Europa avrebbe dovuto essere quello di cercare di porre fine alla guerra il prima possibile, invece di sabotare le prospettive di pace, come al tempo dell’iniziativa di Istanbul in una fase molto, molto precoce di questa guerra altamente distruttiva. Oggi, invece, alcuni leader europei hanno usato talmente tanto slancio da non essere più in grado di fermarsi in tempo, con il rischio di andare a sbattere contro un muro che devasterà quel poco che resta della dignità di quegli stessi leader, sempre se ne avessero mai avuta una.

Avendo svolto un ruolo molto sbagliato e aggressivo che ha danneggiato gli interessi dell’Europa e della pace nel mondo, questi leader europei non sono in grado di accettare di riconoscere i loro errori. Tuttavia, non c’è perdita d’onore se si ammettono anche gli errori più costosi, una volta realizzati, e si intraprendono azioni correttive. Ed è inutile lamentarsi se gli USA non chiamano al tavolo della pace un’Europa che, proprio per i propri acutizzati istinti guerrafondai, sarebbero del tutto deleteri, oltre che inutili.

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Carlo Santi è nato nel 1963 e vive a Padova. Sposato, ha due figli ormai grandi che lo hanno reso nonno entrambi. Al suo attivo conta una ventennale esperienza quale Dirigente Sindacale, prima in Cisl poi in Cisal. Ha scritto sette romanzi del genere thriller storici e polizieschi, un saggio storico/religioso e una biografia. Oltre all’attività di scrittore, svolge la libera professione in campo editoriale costituendo nel 2010 la CIESSE Edizioni di cui è l’Editore. È socio fondatore dell’associazione AssoBook ricoprendo la qualifica di Direttore Editoriale. Collabora, inoltre, con i Blog d’informazione indipendente “LineaPress e AgoraVox Italia” pubblicando articoli di attualità e politica. È autista soccorritore in ambulanza SUEM 118, aderisce all’Ordine dei “Cavalieri Templari" con il grado di "Armiger" (uomo d'armi) ed è presidente dell'Albignasego Basket.

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