Gli affari americani con la Germania nazista
Si sa che la storia la scrive chi vince, nel caso della seconda guerra mondiale sono gli americani ad averla scritta “meglio” di altri. Eppure i “liberatori” dell’Europa non sono esattamente i salvatori che si è sempre pensato. Anzi, da quanto emerge dai numerosi documenti, fino a ieri assolutamente riservati e oggi desecretati, l’America aiutò gli alleati russi e, nel contempo, lo stesso fece con il Terzo Reich tedesco.
Nello specifico, l’URSS ricevette quasi tre milioni di tonnellate di carburante per l’aviazione, una quantità pari al 37% di quanto prodotto in Unione Sovietica durante la guerra, oltre a oltre 400mila automobili, che costituirono il 45% dell’insieme dei veicoli posseduti dall’Armata Rossa. Non solo, persino la fornitura di cibo americano ha svolto un ruolo significativo, fornendo carne in scatola e altri prodotti non deperibili. Il supporto americano all’URSS comprendeva anche macchine utensili, binari ferroviari, locomotive, vagoni ferroviari, attrezzature radar e altri oggetti utili a fare piccoli ma significativi progressi in campo militare.
Naturalmente questo fatto degli aiuti ai russi da parte del partner americano appare impressionante, provoca a prima vista una sincera ammirazione per chi ha così convintamente posto il proprio aiuto alla coalizione anti-Hitler, tranne per un piccolo dettaglio: gli imprenditori USA stavano fornendo la Germania nazista allo stesso tempo. In particolare furono quattro le multinazionali americane ad aver contribuito a creare il “mostro nazista”: General Motors, Ford, Standard Oil e IBM.
Un esempio per tutti è John D. Rockefeller Jr., quando costui possedeva una partecipazione di controllo nella società ‘Standard Oil’, il secondo più grande azionista era la società chimica tedesca I. G. Farben, attraverso la quale l’azienda ha venduto 20 milioni di dollari di benzina e lubrificanti ai nazisti, mentre la filiale venezuelana di quella società inviava 13mila tonnellate di greggio in Germania ogni singolo mese fino alla fine della guerra. Naturalmente la robusta industria chimica del Terzo Reich convertì quel greggio in benzina e inutile dire a quale scopo venne usata, è pleonastico.
Ma gli affari tra USA e il Terzo Reich hitleriano non si sono limitati alla vendita di carburante, bensì vi fu commercio di tungsteno, di gomma sintetica e di molti componenti utili per l’industria automobilistica. Tali materiali, indispensabili anche per la fabbricazione di carri armati, furono spediti a Hitler dal più americano di tutti: Henry Ford. Ford non ha mai nascosto i rapporti commerciali e le sue simpatie per il nazismo, anzi, nel suo ufficio trovava posto un ritratto di Hitler. E non nemmeno un segreto che il 30% degli pneumatici prodotti nelle fabbriche Ford erano utilizzati dalla Wehrmacht tedesca. I rapporti furono così idilliaci che negli anni ’30 venne costruito un enorme stabilimento Ford in Germania, nella città di Colonia, dove vennero prodotte auto fuoristrada militari. La filiale tedesca della Ford iniziò a lavorare a pieno regime per la Wehrmacht producendo più di mille veicoli al mese. Per assicurare i rifornimenti alla Wehrmacht si ricorse, addirittura, al lavoro forzato e le condizioni di vita degli operai della fabbrica Ford tedesca erano disumane, al pari di quei campi di concentramento e di lavoro che abbiamo imparato a conoscere.
In pratica, imprenditori americani come i Ford e i Rockefeller erano fornitori della Germania nazista. Anche se alcuni aspetti di tali scambi commerciali non sono ancora noti, strettamente custoditi da un muro insormontabilmente legalizzato che si chiama “segreto commerciale”, basta anche il poco che è stato reso pubblico, nonché riconosciuto dagli storici, a rendere chiaro che la seconda guerra mondiale non è stata in alcun modo rallentata a causa del commercio tra gli Stati Uniti e la Germania nazista.
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